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"L'attonito Ottavio" è una silloge elegiaca di riflessioni, fatti, ritratti, sentimenti riguardanti una Sicilia dell'anima. Sicilia personale, intima e collettiva nello stesso tempo, visualizzata attraverso la deformazione grottesca che coglie, e restituisce al lettore una visionaria fisionomia barocca. Ne vengono fuori quindi acquarelli che rivelano miraggi scherzosi soffusi di ironica malinconia, schizzi frettolosi e più compiuti studi degli enigmi della condizione umana vista tra composite rappresentazioni oscillanti dal comico al fantastico, dallo storico e filosofico all'apologo, dall'invettiva becera alla partecipata testimonianza d'una età e d'una cultura non ancora del tutto defunte, così come la memoria vorrebbe preservarle dalla voracità del divenire.